ANNETTE

(Regia: Leos Carax, 2021, con Adam Driver, Marion Cotillard, Simon Helberg, Devyn McDowell)

ANNETTE

Lui, Henry McHenry, è uno stand-up comedian con molteplici influenze e molto adeguato ai tempi, sempre sulla cresta dell’onda per come sa provocare il suo pubblico; lei, Ann Defrasnoux, è una soprano dal glamour d’altra epoca. Dalla loro storia da rotocalco nasce una bambina, Annette. Ma l’idillio non è destinato a durare, non dopo le accuse di molestia che alcune donne rivolgono a Henry. È già scritto che il ritorno di Leos Carax, a distanza di nove anni dal fondamentale Holy Motors, sia uno di quei film su cui non si riuscirà mai a mettersi d’accordo. Gioiello o bufala? Eppure basterebbe la fabula per appassionarsi, un intreccio che è dark come certi racconti di Tim Burton e al fondo nero come la pece: la piccola Annette esce dal cono d’ombra e dall’ingombrante presenza dei suoi genitori diventando finalmente umana (la metafora della bambola è così indifesa che ovviamente tutti ci si scagliano contro) solo quando, non accettandone più lo schermo e l’influenza (l’ipocrisia di un padre votato solo all’affermazione personale, il veleno insinuante di una madre assassinata e vindice che ha subito la personalità e la violenza del consorte malgrado la sua superiorità umana e morale), denuncia l’insostenibilità di una vita siffatta. E il significato politico, molto contemporaneo e per niente tenero, si associa con una messa in scena ridondante e magniloquente, dal musical alla simbologia all’uso dei fondali, che ci ricorda il falso e il finto senza soluzione di continuità del nostro presente. E tutto partendo dalla vicenda privata di Carax, ribaltata e portata all’estenuazione melodrammatica. Allora, prendete o lasciate? (dz)

voto_4