ILLUSIONI PERDUTE
(Regia: Xavier Giannoli, 2021, con Benjamin Voisin, Cécile de France, Gérard Depardieu, Xavier Dolan, Vincent Lacoste, Jeanne Balibar, Salomé Dewaels),
Giovane poeta provinciale che aspira alla gloria, Lucien trova nella sua amante nobile, Madame de Bargeton, un mezzo per giungere a Parigi e frequentare il bel mondo della Restaurazione postnapoleonica. Le ristrettezze non gli impediscono di farsi largo, grazie a protettori influenti e accondiscendenti, nel giornalismo scandalistico del momento. Ma la sua ingenuità finisce col perderlo insieme alla giovane attrice di cui è divenuto amante. Giannoli mette in scena con una certa libertà il romanzo di Balzac, ma la sua trasposizione è indubbiamente curata e sorvegliata ed evita le tipiche trappole dei film di ispirazione letteraria, troppo deferenti o troppo semplificatori: preziose e ricche carrellate, notazioni vivaci e l’acume profetico dello scrittore (spesso espresso dalla voice over) rendono il film un eccellente prototipo di ciò che vuole un pubblico interessato agli adattamenti letterari di spessore e che sappiano parlare anche alla contemporaneità. Ma al di là del notevole cast e dei temi, fin troppo allusi, della somiglianza tra l’Ottocento e il nostro tempo – tra stampa pennivendola, invalicabili differenze sociali e cinica compravendita di favori – Illusioni perdute non colpisce come potrebbe e ha il sapore dell’occasione colta a metà: a Giannoli interessa soprattutto lo splendore dell’affresco e con questo intento perde un po’ di vista il coinvolgimento dello spettatore nei confronti della parabola esistenziale di Lucien. I raffinati procedimenti stilistici di Une Vie di Stéphane Brizé (tratto da Maupassant) facevano ben altro. (dz)
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