QUEL GIORNO TU SARAI
(Regia: Kornél Mundruczó, 2021, con Lili Monori, Annamária Láng, Goya Rego, Padmé Handemir)

La storia di una famiglia ebrea dalla fine della Seconda guerra mondiale sino ai nostri giorni, attraverso le vicende di tre generazioni a confronto rappresentate da Éva, Léna e Jónás – madre, figlia e nipote – che permettono di riflettere sui concetti di memoria e identità. Il regista ungherese Kornél Mundruczó ci ha abituato ad un cinema muscolare e ipertrofico caratterizzato da un livello tecnico piuttosto elevato e da un uso elaborato e virtuosistico della macchina da presa in cui prevalgono i piani sequenza, come ben ricorderà chi ha avuto modo di vedere Pieces of a Woman, il suo penultimo lungo sceneggiato sempre dalla sua compagna, l’attrice Kata Wéber. Quel giorno tu sarai, scelto come film d’apertura del Trieste Film Festival dopo essere stato presentato all’ultimo festival di Cannes, è diviso in tre episodi, ognuno girato in un unico piano sequenza (o perlomeno così dovrebbe sembrare) di grande audacia, dinamismo e complessità. Nel primo segmento, girato in 4:3 e quasi privo di dialoghi, tre soldati polacchi finiti nell’inferno di un campo di concentramento appena liberato provano a sanificare e purificare uno stanzone sotterraneo utilizzato dai nazisti come camera a gas. Venti minuti straordinari di puro cinema horror che destabilizzano e inquietano, con la macchina da presa incollata ai tre uomini e ai loro volti inorriditi e increduli in seguito ai macabri ritrovamenti di peli e capelli intrecciati tra loro, fino alla sorpresa finale in cui la vita riemerge miracolosamente in mezzo a uno scenario di morte e distruzione. Nel secondo atto, il più debole e meno riuscito dei tre, si fa un balzo in avanti di diversi decenni per assistere a un dialogo serratissimo tra madre e figlia ambientato tutto nell’appartamento di Éva. Un confronto doloroso e conflittuale in cui la memoria della Shoah è vista come un’eredità, ma al contempo è percepita come un ostacolo, un trauma collettivo parte di un patrimonio da preservare e proteggere senza farsene ingabbiare. Il terzo e ultimo episodio, un piccolo e breve coming of age ambientato nella Berlino dei nostri giorni, ha per protagonista Jónás, adolescente vessato da alcuni compagni di scuola che in seguito all’ennesima prepotenza divide la strada di ritorno verso casa con una coetanea che ha appena subito lo stesso trattamento. Tra i due ragazzini, entrambi di origini straniere e religioni diverse e per questo invisi ai loro coetanei, nascerà un sentimento tenero e delicato, emblema di una società multietnica che in troppe occasioni purtroppo ignora o si rifiuta di esserlo. (bs)
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