GLI AMORI DI ANAÏS
(Regia: Charline Bourgeois-Tacquet, 2021, con Anaïs Demoustier, Valeria Bruni Tedeschi, Denis Podalydès)

Anaïs (l’omonima Demoustier) è giovane e piena di fuoco, brucia un’esperienza dopo l’altra con una frenesia che indispone chi le sta intorno: il fidanzato, tanto per dire, lo lascia dopo essere arrivata tardi a un appuntamento, avergli detto che è incinta (ma è un dettaglio di cui neppure si interessa) ed essere andata a letto con un maturo editore impegnato a sua volta con una scrittrice di successo (Valeria Bruni Tedeschi) da cui è affascinata. Con la madre malata, gli amici, i familiari, i professori e la tesi in scienze umanistiche da scrivere non va meglio, tutto scorre lesto e lei non può fermarsi. Finché qualcosa non attira stabilmente la sua attenzione. Con un’opera prima come quella di Charline Bourgeois-Tacquet, il rischio di innalzare paragoni per poi fare gli snob è dietro l’angolo. Vengono in mente Rohmer, Truffaut, Assayas e poi magari si liquida il tutto in zona Klapisch. Ma Gli amori di Anaïs vuole solo essere buon cinema medio, una volta avremmo detto borghese o piccolo-borghese, e questo in un paese come la Francia in cui la classe media sembra ancora interessata ad andare al cinema ha perfettamente senso. E se magari si parla pure di Schopenhauer e si allude a Cassavetes (si vedono brani di La sera della prima, peraltro a un incontro di scrittori) non è per prosopopea o eccessiva ambizione. Il film può comunque apparire spesso fragile e scacciapensieri, chi lo negherebbe? specie nelle scene con i coreani o con il lemure. Ma basta l’incontro sulla spiaggia tra la solare protagonista, che speriamo di rivedere presto in prove importanti come il recente Alice e il Sindaco, e la sempre incantevole Bruni Tedeschi per salvare la giornata. (dz)
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