RIMINI

(Regia: Ulrich Seidl, 2022, con Michael Thomas, Tessa Göttlicher, Hans-Michael Rehberg, Inge Maux, Claudia Martini, Georg Friedrich)

RIMINI

Richie Bravo è un cantante austriaco che vive a Rimini. Ormai trascorsi gli anni verdi del successo, si esibisce in locali poco glamour alla presenza di pubblici improvvisati e nostalgici; nei ritagli di tempo fra una sbronza e l’altra si offre anche come gigolò per attempate signore pur di arrotondare. Nella sua vita, dopo la morte della madre e la partenza del fratello, sono presenze lontane anche il padre (che tuttavia è affetto da demenza senile) e la figlia a lungo trascurata, che però un bel giorno gli si para dinanzi per chiedergli il denaro che deve a lei e alla madre. Presentato in Concorso a Berlino 2022 e portato in Italia da Wanted Cinema, assai attiva negli ultimi tempi (di sua distribuzione è anche il restauro di Suzhou River), l’ultimo film di Ulrich Seidl si fissa di nuovo sui temi portanti del suo riconoscibilissimo mondo artistico: la decadenza fisica e morale degli esseri umani, la solitudine, l’umiliazione. E a ritornare è anche il suo originale modo di guardare a ciò che mette in scena, indecidibile più che indeciso tra blandi cenni di pietas e malcelata distanza che non di rado suona come cinico distacco. Quella incentrata sul cantante con ambizioni da crooner Richie Bravo (ottima l’immedesimazione nel ruolo di Michael Thomas) non è tanto una parabola quanto un girotondo esistenziale che mentre chiede partecipazione al cuore dello spettatore la nega al suo sguardo tramite una messa in scena crudele e un montaggio svincolato che non la favoriscono. E il puzzle familiare che vuole arricchire il discorso trova solo rari accenni di icastica lucidità, per il resto riecheggiando storie meglio raccontate di risentimenti e vittimismo. Alle corte: forse in questo caso Seidl ci è un po’ di più che in opere come Import/Export, ma non fuga mai del tutto il sospetto di essere uno che ci fa. (dz)

voto_3