MARGINI

(Regia: Niccolò Falsetti, 2022, con Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti, Matteo Creatini, Silvia D'Amico, Valentina Carnelutti, Nicola Rignanese)

MARGINI

Maremma, fine estate 2008. Michele (anima rockettara, ma disoccupato con moglie cassiera al supermercato e figlioletta) e i più giovani Edoardo e Iacopo sono i Wait for Nothing, un trio street punk: dopo che è stata annullata la data in cui avrebbero dovuto suonare a Bologna prima dei Defense, leggendaria band americana, si mettono in testa di portarli a Grosseto. Il bello è che quelli accettano subito e per il terzetto di scapestrati senza il becco di un quattrino si tratta di trovare la sala, l’impianto e quanto serve per farli arrivare e suonare. L’esordio nel lungometraggio di Niccolò Falsetti, di fatto un lavoro in simbiosi con Francesco Turbanti (che fa Michele, anima vernacolare del film), avviene sotto la guida dei Manetti Bros e prende spunto da esperienze autobiografiche. Nulla che non si sia già sentito e visto altrove, a partire dagli onnipresenti tic regionali (malserviti da un sonoro che è l’elemento tecnico più carente del film) e dalla simpatia ruspante dei protagonisti – oltre a Turbanti e ad Emanuele Linfatti che interpreta Edo, si segnala Nicola Rignanese nei panni del proprietario di una balera anni Settanta – che garantiscono un discreto livello di intrattenimento, simile a quello di alcuni dei primi lavori di Paolo Virzì o Roan Johnson. Semmai la preoccupazione è che sia tutto e solo lì, e che in quella malinconia dei marginali ci sia poco o niente da aggiungere, come nel finale sulle note di Se bruciasse la città di Massimo Ranieri: la moralina sull’inseguimento dei sogni ad oltranza infatti è un po’ fuori tempo massimo, malgrado la retrodatazione del film. La locandina è di Zerocalcare. (dz)

voto_3