L’OMBRA DI CARAVAGGIO
(Regia: Michele Placido, 2022, con Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Michele Placido, Alessandro Haber)
Gli ultimi anni della vita e delle avventure di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (interpretato da Riccardo Scamarcio), pittore sublime e scandaloso per la sua epoca oltre che uomo libertino, rissoso e controverso: condannato a morte dal papa per l’omicidio del rivale Ranuccio Tomassoni, ripara a Napoli presso la famiglia Colonna. L’ipotesi dell’ambiente papale di revocare la sentenza contro l’artista viene subordinata all’indagine che un misterioso inquisitore (Louis Garrel) dovrà fare ripercorrendo come un’ombra le tracce del Merisi. La coproduzione italo-francese (Rai Cinema e Goldenart Production) permette a Michele Placido di mettere in scena le vicende di un personaggio lungamente accarezzato, già affrontato dal cinema in Caravaggio, il pittore maledetto (1941) di Goffredo Alessandrini e Caravaggio (1986) di Derek Jarman, oltre che in uno sceneggiato tv del 1967 con protagonista Gian Maria Volonté. Per non cadere nelle pastoie del genere biografico (sugli artisti in modo particolare, come dimostrano i passaggi meno riusciti del recente Dante di Pupi Avati), la regia insiste sul romanzesco e sul carattere sanguigno del pittore, in ciò assecondata dall’irruenza di Scamarcio e dalla fotografia di Michele D’Attanasio (che dopo il lavoro su Ti mangio il cuore cerca senza riuscirci appieno di riprodurre la peculiare intensità luministica dei quadri di Caravaggio). Al di là delle inevitabili semplificazioni, il prodotto appare spesso turgido, roboante e privo di respiro, limitato e talora solo volonteroso, in affanno tanto nel rendere palpabile l’orrore del tempo (nella scena in cui Caravaggio incontra Giordano Bruno) quanto nel restituire al pubblico il fascino dell’intricata personalità del Merisi e la genesi di alcuni suoi capolavori. (dz)
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