TORI E LOKITA

(Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, 2022, con Pablo Schils, Joely Mbundu, Alben Ukaj, Marc Zinga, Charlotte De Bruyne)

TORI E LOKITA

Non vengono nemmeno dallo stesso stato africano, il piccolo Tori e la giovane Lokita, ma in Belgio devono fingere di essere fratelli per fare ottenere i documenti di lavoro alla ragazza, che deve anche mandare dei soldi alla madre e ripagare chi le ha permesso di arrivare in Europa: vivono di illegalità, lavoretti di poco conto e spaccio di droga per conto di personaggi senza scrupoli. La situazione, manco a dirlo, andrà peggiorando. Insignito a Cannes 2022 del Premio per il 75° anniversario, l’ultimo film dei fratelli Dardenne affronta in modo del tutto impietoso il dramma dei giovani clandestini schiacciati tra sfruttamento, invisibilità e mancanza di opportunità (il “tormentone” di Alla fiera dell’est diventa una metafora della loro esistenza). Tutto molto coerente con il loro corpus filmico: senonché l’equilibrio tra empatia verso i personaggi marginali e interrogazione della realtà, che nei loro film migliori produce una silente ma percepibile tensione ed incertezza, sembra qui diventare a tratti un profondo monito deterministico. Che come tale ci può anche stare in un ambiente cupo come quello del sottobosco criminale, ma appare singolarmente monocorde in un cinema che ha da sempre uno dei suoi maggiori punti di forza nell’apertura alla libera interpretazione degli spettatori. Senza concessioni e cedimenti comunque il finale. (dz)

voto_3