LE OTTO MONTAGNE
(Regia: Felix Van Groeningen, Charlotte Vandermeersch, 2022, con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elena Lietti, Elisabetta Mazzullo)
La storia di due giovani uomini diversi per nascita e ambiente, ma profondamente amici fin da quando sono ragazzini sul comune sfondo della montagna. Pietro (Luca Marinelli in età matura) viene da Torino e d’estate da ragazzo segue sulle cime il padre (Filippo Timi) appassionato di alpinismo. Bruno (Alessandro Borghi da adulto) è figlio di allevatori, ma dice di sentirsi “montanaro” per vocazione. Il rapporto col padre andrà in crisi per tutti e due, ma il loro legame proseguirà quando all’adolescenza si sostituirà una sofferta ricerca di sé e della propria vocazione. Coproduzione italo-franco-belga (premiata dalla Giuria a Cannes) che il regista di Alabama Monroe e Beautiful Boy ha adattato insieme alla compagna a partire dal romanzo Premio Strega di Paolo Cognetti e che nel descrivere un’amicizia virile si sforza di non cadere nelle trappole spalancate davanti a una storia come questa. I tempi lunghi, benché prevedibilmente poco graditi al pubblico, servono infatti a sottolineare come il legame tra Bruno e Pietro si rafforzi e approfondisca nella reciproca conoscenza, ma come essa rimanga ad un tempo stima e affetto, distanza e diversità: non era scontato riuscire a suggerirlo. Meno convincente viceversa è la parte in Nepal, che a onor del vero non incide molto sull’insieme, ma in generale non sembra abbastanza robusto lo sviluppo del racconto di formazione. Nel complesso adeguato suona invece l’uso dei paesaggi valdostani che soltanto di rado sono offerti all’ammirazione estetizzante: il formato di proiezione stesso (1,37:1) indica una scelta più rigorosa di quanto ci si potesse attendere in partenza. Il difficile compromesso tra autorialità e prodotto di massa si fa comunque sentire. (dz)
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