THE BOOGEYMAN

(Regia: Rob Savage, 2023, con Sophie Thatcher, Vivien Lyra Blair, Chris Messina, David Dastmalchian, Marin Ireland)

THE BOOGEYMAN

Dopo la morte della madre, le sorelle Sadie e Sawyer Harper stanno attraversando un periodo difficile e doloroso, reso ancora più complicato dal mancato supporto da parte del padre, uno psichiatra incapace di affrontare ed elaborare il lutto. Quando l’uomo riceve la visita inaspettata di un potenziale e tormentato nuovo paziente, un’oscura entità malvagia invade lo spazio domestico della famiglia Harper. Le sorelle dovranno affrontare le loro più grandi paure per riuscire a sconfiggerla. Liberamente ispirato all’omonimo racconto di Stephen King, noto in Italia come Il babau e contenuto nella raccolta A volte ritornano, The Boogeyman è il primo dei film diretti da Rob Savage a essere distribuito nei nostri cinema. Savage negli ultimi anni è riuscito a conquistarsi una certa fama presso gli appassionati del genere horror grazie a due titoli girati durante la pandemia. Il primo, Host, è un efficace e ansiogeno mediometraggio incentrato su una seduta spiritica organizzata via Zoom durante il lockdown. Il secondo, Dashcam, ha per protagonista una no vax, negazionista del Covid e sostenitrice di Donald Trump, alle prese con la notte più terrificante della sua vita. Dopo aver realizzato due horror di nicchia e a basso budget appartenenti al sottogenere del found footage, o meglio ancora del live stream footage, Savage è stato chiamato a girarne uno su commissione, decisamente più classico e tradizionale, quasi mainstream, senza essere coinvolto come nei titoli precedenti nella stesura del copione, affidato al duo composto da Scott Beck e Bryan Woods, già autori del soggetto e della sceneggiatura di A quiet place. Savage dirige con piglio e mano sicura, dimostrando di avere dimestichezza con i meccanismi e le atmosfere di genere. In questa fiaba dark, dove si trattano temi come il trauma per la perdita di una persona cara e l’elaborazione del lutto, già ampiamente affrontati dal cinema horror (vedere alla voce Babadook, uno dei migliori degli ultimi dieci anni), a colpire in positivo è l’impianto visivo, con un paio di scene notevoli e suggestive dove alcuni elementi luminosi (la palla di Sawyer o gli effetti provenienti dal gioco per la playstation a cui sta giocando la piccola) si contrappongono all’oscurità dominante. Per carità, non siamo al cospetto di qualcosa d’eclatante o innovativo per il genere, ma di un’opera di puro, onesto e semplice intrattenimento che ricorre spesso al classico e abusato jumpscare. Prendere o lasciare, l’elevated horror di moda in questi ultimi anni non abita certo da queste parti. (bs)

voto_3