ELEMENTAL

(Regia: Peter Sohn, 2023, con personaggi animati)

ELEMENTAL

I genitori di Ember sono emigrati dalla terra del fuoco ad Element City nella quale, pur lontani dai quartieri alti dove hanno i loro alloggi le famiglie acquatiche, hanno aperto un negozio “etnico” che la ragazza si prepara a ereditare per portare avanti il sogno del padre, ormai prossimo alla pensione. L’incontro con il giovane acquatico Wade che si innamora di lei rimescola però le sue sensazioni e la porta a riconsiderare le sue intenzioni. Pixar sfrutta la vicenda autobiografica del regista Peter Sohn (figlio di immigrati coreani che aprirono un negozio di alimentari nel Bronx) per raccontare su più livelli le difficoltà dell’integrazione degli immigrati, il bisogno di approvazione dei giovani e la necessità di inseguire i propri sogni oltre le convenzioni sociali. Per molti versi una specie di manifesto che, muovendosi sul crinale di una sorta di rovesciamento della segregazione razziale di Indovina chi viene a cena? (gli elementi fuoco e acqua come bianco e nero), tradisce però le inclinazioni recenti della casa di animazione di Cars e Up, sempre più indistinguibili da quelle dell’universo Disney impegnato a ricalibrare secondo nuova correttezza politica – anche e forse soprattutto in materia di sesso – le proprie invariabili trame zuccherose e buoniste. Il problema non è naturalmente l’assunto, semmai la tendenza a non osare nulla e a replicare con pochi slanci innovativi modelli già sperimentati (si pensi per esempio alla metropoli che assomiglia a quella di Zootropolis). E anche sul piano meramente visivo Elemental non sembra risplendere di originalità: il tratto molto incerto dei personaggi vorrebbe suggerire la permeabilità dei mondi in cui essi, pur divisi, si muovono, ma finisce spesso col lasciare freddi per i compromessi su figure d’animazione costruite nell’ottica di accontentare molti gusti. (dz)

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