IL GRANDE CARRO

(Regia: Philippe Garrel, con Louis Garrel, Esther Garrel, Lena Garrel, Damien Mongin, Aurélien Recoing, Francine Bergè)

IL GRANDE CARRO

Il padre (interpretato da Aurélien Recoing, che molti ricorderanno come il protagonista di A Tempo Pieno di Laurent Cantet) e i suoi tre figli (i veri tre figli di Philippe Garrel: Louis, Esther, Lena) conducono e lavorano nell’impresa familiare, un teatro dei burattini. In questo li supportano la nonna, insieme fiera, saggia e anticonformista, e un amico artista dai sentimenti confusi, Pieter. Tra piccoli alti e bassi ed esitazioni sulla strada da seguire, un improvviso evento luttuoso modifica il destino di tutti. Dopo il figlio incapace di uscire dall’orbita paterna di Le Sel des Larmes, il nuovo film di Garrel, premiato alla Berlinale, si muove ancora nel connubio tra l’alveo della famiglia (allargata) e la ricerca di un’espressione personale attraverso l’arte. Ma nel mettere come sempre a impietoso confronto le differenti riuscite del figlio come attore e del suo amico come pittore – sottolineando in voice over con la consueta pietas asciutta – riesce ad aprire il raggio verso temi magari non nuovi (la lealtà alla propria vocazione artistica come scelta radicale in contrapposizione con la riconoscenza, l’amicizia e gli affetti più cari), ma indagati in un perfetto bilanciamento di levità e gravità che si apparentano una volta ancora ai racconti morali di Rohmer. Il trattenuto autobiografismo si fonde senza fratture con la libera reinvenzione e con quello sguardo privo di indulgenza che è caratteristico dell’autore di Sauvage Innocence. Un piccolo e sentito film che ha il passo svelto, ma riesce ad avvicinare la bellezza e la dolcezza di una saga. (dz)

voto_4