Quarant’anni senza Enrico Berlinguer.
Consigliamo vivamente, per vedere com’eravamo e fare i dovuti raffronti su come e su cosa siamo diventati, la visione di Arrivederci Berlinguer! di Michele Mellara e Alessandro Rossi, uscito in questi giorni al cinema come evento speciale, basato sui materiali filmici provenienti dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e su quelli del film collettivo L’addio a Enrico Berlinguer.
Musicato da Massimo Zamboni dei CCCP Fedeli alla linea, distribuito in sala da Wanted Cinema in occasione del 40esimo anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer, il mediometraggio ci mostra un’Italia addolorata, affranta e commossa davanti alla morte prematura di uno dei più grandi leader politici della storia della nostra Repubblica.
Faceva caldo a Roma quel 13 giugno di quarant’anni fa, il giorno dei funerali di Berlinguer, stroncato da un ictus pochi giorni prima a Padova durante un comizio in vista delle elezioni europee. A piangerlo, salutarlo e rendergli onore per l’ultima volta, una folla enorme, infinita. Una marea di bandiere rosse in corteo, con persone e lavoratori giunti da tutta Italia per partecipare ai suoi funerali, per passare accanto al feretro con gli occhi lucidi e i pugni chiusi. Una commozione e una partecipazione autentiche e spontanee, con persone di tutte le età, bambini compresi, disperate e in lacrime. “Era una brava persona” dice un ragazzino sconsolato a un cronista che per fargli forza gli risponde che ce ne sono anche altre, mentre il bambino fa segno di no e la madre prova a consolarlo.
Accanto al feretro, oltre a numerose figure istituzionali come Gorbačëv e Arafat, i volti scuri e tirati di grandi personaggi del nostro cinema come Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Monica Vitti e Marcello Mastroianni. Sul palco, in piazza, il presidente della Repubblica Sandro Pertini si avvicina, bacia la bara e poi saluta la folla che risponde con trasporto e calore.
Quel giorno a Roma oltre un milione e mezzo di persone vollero salutare per un’ultima volta “una brava persona”, uno dei politici più amati e rispettati nella storia del nostro Paese.
È impossibile non commuoversi davanti a quelle immagini, accompagnate dalle note avvolgenti, potenti e ipnotiche di Zamboni. Impossibile non provare malinconia e nostalgia per quell’Italia lì (un Paese che non esiste più), lontana anni luce da quella attuale.
Provate a vederlo e poi confrontate quelle immagini con quelle provenienti da un funerale di circa un anno fa, quello milanese di Berlusconi. Confrontate i discorsi e i comizi in piazza di Berlinguer con quelli di tanti politici attuali.
In piazza e accanto al feretro di Berlinguer il 13 giugno del 1984 c’era anche Achille Occhetto, sconfitto dieci anni dopo alle politiche da Berlusconi, “sceso in campo” per proteggere i suoi interessi e perseguire i suoi fini dopo che il terremoto di Tangentopoli lo aveva privato del suo uomo e rappresentante politico di fiducia, quel Bettino Craxi fuggito dall’Italia e rintanatosi nel suo esilio dorato ad Hammamet, in Tunisia. Il resto è storia, lo conosciamo bene, i quasi trent’anni di berlusconismo hanno inferto il colpo di grazia a livello sociale, politico e culturale al Paese e prodotto esponenti politici viscidi, cinici, livorosi, arroganti e ignoranti che oggi le piazze non riescono proprio a riempirle, vivi o morti che siano.
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