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Astolfo foto3

Come bambini davanti ad una favola per adulti.

Un piccolo grande film, in cui la condizione dell’anziano è solo occasione per raccontare la realtà di tutti. Cacciato dalla grande città (lo sfratto è solo un simbolo), Roma, perché inadeguato a viverci, il vecchio prof. Astolfo si ritrova in un paesino, il vero coprotagonista del film, metafora di un piccolo mondo antico in via di estinzione (e la visione in Tv di Pane, amore e fantasia ne è la migliore e geniale conferma…). I derelitti e poetici amici del Prof. Astolfo, che con lui condividono, proprio in quel paesello, il tetto della sua antica e cadente casa nobiliare, sono l’ultimo lembo di umanità da salvaguardare. L’amore di Astolfo per Stefania è un sogno che si avvera, così come la possibilità di (ri)vivere dentro la natura di cui ci accorgiamo solo se stiamo bene (“…in fondo basta solo uno sguardo per essere felici…”, dice Astolfo a Stefania, durante una gita in campagna). E’ una favola questo magico film di Di Gregorio, capace di toccare la perfezione negli sguardi e nelle parole, utili ad immergerci in una verità assoluta, senza compromessi di alcun tipo. Si rimane come esterrefatti dinnanzi a tanto candore, alla costruzione di una realtà desiderata da tutti e da tutti non cercata per paura di rimanere esclusi dall’altra realtà, quella già impiantatasi nella nostra vita, spietata ed accettata, oramai, quasi inconsciamente. Diverte anche, e tanto, l’Astolfo di Di Gregorio perché cerca, serenamente, molto serenamente, di vivere, a dispetto di ogni avversità, in armonia con il mondo che lo circonda, immerso nel suo presente e mai dimentico del passato.

Potremmo dire che il regista trova ispirazione nei Fantasmi a Roma di Pietrangeli, o in tanti personaggi di Sergio Citti, come in tutto il cinema di Tati. Ma poco importa, il suo è un cinema del tutto personale, raro, capace di commuoverci, di legarci. Poche volte capita, e questa è una di quelle, di ripensare al dire di Fellini, che da bambino desiderava, alla fine di una proiezione, continuare a vivere dentro lo schermo del cinema, insieme ai personaggi del film che tanto aveva amato…

voto_4

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Danilo Amione è docente di Storia del cinema e del video presso l’Accademia di Belle Arti di Ragusa, città dove è nato e risiede. Storico e critico del cinema, ha partecipato come relatore a convegni e dibattiti su film e autori ed ha scritto per varie testate cartacee e online quali La Sicilia, Pagine dal Sud, Primafila, Cinemasessanta, Scenario, Sipario, Rapporto confidenziale, A Sud’Europa, Articolo 21, Diari di Cineclub, CiaoCinema, Together, Carte di Cinema.