Il realismo magico di Brizzi.
Caso più unico che raro nel nostro cinema, Fausto Brizzi attraversa indenne i marosi della sala e gli scontri con lo streaming: nel 2016 è uscito con due film (Forever Young e Poveri Ma Ricchi), così come nel 2019 (Modalità Aereo e Se Mi Vuoi Bene), mentre nel 2020 ha fatto uscire La Mia Banda Suona il Pop e torna adesso con Bla Bla Baby mentre è già al lavoro sul prossimo Da Grande.
Senza farsi scalfire dai risultati conseguiti al botteghino, il regista di Notte Prima Degli Esami continua il suo percorso riuscendo, nel bene e nel male, a portare avanti il suo personalissimo universo artistico immerso in una sorta di realismo magico che unisce l’età adulta all’innocenza – leggi, ingenuità – tipica dei bambini: in questo senso, Bla Bla Baby è la summa della sua poetica, che inverte le parti in un paradosso che riecheggia apertamente sia Senti Chi Parla che Baby Boss: se Brizzi ha sempre dipinto adulti che in qualche modo tornano nella loro fase postnatale (vedi per chiarezza il citato Forever Young), nel film con Alessandro Preziosi sono i bambini che mostrano una maturità e una scioltezza intellettuale insospettabile e anzi contronatura. Ma come spesso accade nei film del regista toscano, lo spunto è quanto mai originale, mentre spinge il cinema italiano verso una curva che sale verso orizzonti diversificati dalla solita commedia ombelical-sentimentale: certo, oltreoceano sono suggestioni già ampiamente declinate (i film di cui sopra hanno avuto almeno un seguito ciascuno), ma non si può non apprezzare lo sforzo di battere strade nuove e insolite, pur in un ambito commerciale che non rischia niente mettendo in campo un cast all star. Qua abbiamo, oltre a Preziosi, Matilde Gioli, Maria Di Biase, Chiara Noschese, Cristiano Caccamo, Nicolas Vaporidis e Massimo De Lorenzo; e anche qua il buon Fausto detiene un primato, quello di saper tenere testa a tanti nomi insieme senza farsene travolgere.
Certo, poi è un peccato che una volta partito il film si adagi sui binari della più banale ordinarietà: lo spunto serve soltanto a dare il via alla storia, perché la struttura drammaturgica non mostra niente di nuovo. Perché dopo 15 film da regista da Brizzi si può e probabilmente si deve pretendere di più, non basta più la sua comicità che non scade mai nella volgarità, perché adesso è necessario il salto per quel distacco che spesso si era intravisto (in film molto interessanti come Ex, Maschi Contro Femmine o Pazze di Me) ma che in seguito sembra essere stato sommerso da scorrimenti che sanno di banale quotidianità.
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