A caccia dell’oro dei nazisti in fondo al mare.
Un rude equipaggio composto da russi e scozzesi, un sottomarino tedesco disperso negli abissi. Al suo interno un enorme quantitativo d’oro da recuperare. Missione impossibile?
Quello dedicato ai “sottomarini” può essere classificato come un sottogenere a sé stante? Non sono poi così numerosi i titoli appartenenti a questa categoria, ma nel solco del glorioso U-Boot 96 (1981) diretto da Wolfgang Petersen, Hollywood (e non solo) ci ha preso gusto, proponendo una serie di avventure nautiche di grande successo popolare. Storie di “veri” uomini, quasi sempre militari, alle prese con ambienti claustrofobici e decisioni difficili, conflitti umani e privati che devono venire a patti con scelte storiche e universali, nello spazio cupo e ristretto di un sommergibile. Caccia a ottobre rosso, Allarme rosso, U-571 (per non parlare delle declinazioni nel fantastico di The Abyss) sono solo alcune delle pellicole che potremmo prendere ad esempio. Oggi, il regista Kevin Macdonald (straordinario nell’ambito del documentario – basti pensare a La morte sospesa, Un giorno a settembre, Il nemico del mio nemico – CIA, nazisti e guerra fredda – spesso inadeguato ed enfatico nella fiction – da L’ultimo re di Scozia a The Eagle sino al post apocalittico How I Live Now, inedito da noi), resuscita questo sottogenere con piglio anacronistico se rapportato ai film di genere che il pubblico odierno si aspetta di vedere, e confeziona con Black Sea un thriller robusto e pessimista, che contamina le atmosfere del film bellico sottomarino con quelle del noir e dell’heist movie con accluso colpo milionario.
Atmosfere claustrofobiche e tese, quindi, ma anche forti conflitti di classe ed etnici, in una realtà come quella dei licenziamenti sconsiderati da parte delle grandi corporation. E’ proprio dopo essere stato “liquidato” dall’azienda nautica a cui ha dedicato un’intera esistenza che il capitano Robinson (un convinto Jude Law) medita vendetta con un colpo che potrebbe permettergli agiatezza e rispetto per il resto della vita. Assemblata una ciurma composta per metà da russi e per il resto da connazionali scozzesi e trovato un misterioso finanziatore per il progetto, i problemi non tardano però ad arrivare. L’avidità è il male più grande, ovvio, le quattro tonnellate d’oro nazista nascoste in fondo al Mar Nero del titolo fanno gola a tutti, e l’idea di spartire il bottino in “parti uguali” non va troppo a genio ai partecipanti alla missione. La sceneggiatura di Dennis Kelly (autore del serial cult Utopia) rilancia la tensione con qualche colpo di scena e una sana stoccata “politica”, ma non è sicuramente il massimo in fatto di sfumature o imprevedibilità. La squadra capitanata da Jude Law è un po’ la sagra dello stereotipo razziale, dai russi ubriaconi agli scozzesi attaccabrighe. Pur volenteroso, il cast (che include il viscido “contabile” Scott McNairy e il sommozzatore Ben Mendelsohn) è prigioniero di personaggi e schemi sin troppo prevedibili e già visti.
Il sottomarino, con le sue lerce simmetrie, i suoi spazi angusti e inabitabili, fa sempre da cornice agli eventi, ma non diventa “protagonista” come il carro armato di Fury, pellicola con cui Black Sea presenta ben più di un punto in comune, e il tutto si riduce ad un gioco, per quanto spettacolare e coinvolgente, anche abbastanza vuoto e futile. Nulla più di un onesto film di genere, in definitiva. Ma nel quale Macdonald, abbandonando saggiamente per una volta i propositi di “denuncia”, riesce ad amministrare azione e tensione in maniera più calibrata che in altri suoi excursus nel cinema di finzione. Un passatempo piacevole e demodé che, se ci si accontenta, vale uno sguardo.
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