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Eternals foto3

Una nuova riscrittura del MCU.

Come dimostrano anche le dichiarazioni rilasciate dal presidente dei Marvel Studios Kevin Feige, Eternals è il film che provvede a riannodare i fili con gli eventi narrati negli ultimi film degli Avengers per proiettarsi oltre essi. Un’opera che è dunque di transizione e al medesimo tempo di rilancio dopo due film diversi ma entrambi interlocutori (Black Widow è più che altro un tributo al personaggio, mentre Shang-chi è un film ancora non del tutto decifrabile nell’economia del MCU), senza contare il proposito non secondario di omaggiare il padre degli Eterni, Jack Kirby.

In questo senso, per dare cioè vita a un progetto meticcio dalle molte implicazioni, appare centrale il ricorso all’apporto di una regista come Chloé Zhao, autrice in tutto e per tutto – non comunque una novità, se pensiamo al pedigree di Cate Shortland, assoldata per Black Widow -, e cineasta evidentemente affascinata dalla cultura occidentale: quanto serve per l’escalation della Marvel, ormai determinata a raggiungere una dimensione ancora più dominante, pervasiva e totalizzante dello spettacolo cinematografico. Non si tratta più solo, ed Eternals lo dimostra anche a chi non volesse capirlo, di imperare sul cinema commerciale con blockbuster supereroistici destinati in primis al suo peraltro larghissimo pubblico d’elezione, come perlopiù accade con franchise quali Star Wars. Ma di proporre o persino imporre un paradigma che possa attrarre e inglobare almeno una parte di un pubblico ancora differente, più esigente e fatalmente più guardingo nei confronti del cinema a grandissimo budget: si pensi soltanto al concetto allargato di famiglia affrontato in Eternals e alla presenza di un supereroe apertamente gay per capire quanto si voglia andare oltre la lettera, includere, ricomprendere.

Azzardo bislacco? Delirio di onnipotenza? Può darsi, ma è più che palese come Eternals sia l’esplicito prototipo di un cinema che prova a mettere insieme i massimi sistemi (la riscrittura sotto l’egida Marvel dell’intera storia dell’universo, niente di meno) e un discorso più articolato e profondo sulla natura dei supereroi, qui visti come esseri ultraterreni che assistono al divenire della storia umana da una posizione di privilegio, con continui rimandi alla saggezza antica. La Marvel vuole cioè saggiare il terreno per una genia di supereroi diversi, oltremondani ma proprio per questo ancora più pienamente umani, solo ingigantiti, un po’ come avviene per gli dei greci che nella tradizione amplificano virtù e vizi degli uomini. I fan protestano? Poco importa, la casa madre non teme certo la loro defezione, tanto meno alla vigilia dell’uscita dei nuovi Spider-Man, Doctor Strange e Thor, e intende invece allargare il suo raggio d’azione fino al limite (invalicabile?) del cinema d’essai. Ecco che allora si spiegano in Eternals le lunghe pause meditative e discorsive che hanno fatto storcere il naso ai marveliani ortodossi. Ed ecco quindi una cosmogonia che riscrive ancora una volta e con radicalità l’intera continuity del MCU (e tra l’altro le difficoltà di far tornare tutti i conti sono indiscutibili: ma pure quello, poco importa). Prendere il bilancino e pesare le varie componenti ha veramente senso solo se continuiamo a considerare i singoli pezzi del puzzle come bastanti a loro stessi. Viceversa, dovremmo accettare una volta per tutte l’idea che – proprio come l’universo dopo il Big Bang – la galassia Marvel muta forma e assume una nuova configurazione, film dopo film e soprattutto fase dopo fase, rinascendo dalle proprie ceneri. Che senso avrebbe avuto, dopo Avengers: Endgame, ripetersi con i medesimi presupposti, gli stessi format e concept, per affascinare le identiche platee? Meglio, sull’onda del proprio strapotere produttivo e finanziario, avventurarsi in un reset che alla stregua del blip di Thanos produca una cesura, un prima e un dopo ulteriori in un’architettura che si va via via ramificando sempre di più e che potrà complicarsi potenzialmente all’infinito (si pensi allo sviluppo parallelo e sovrapponibile del multiverso nell’ottica del cinema come esperienza totale), nella direzione della conquista di un mercato non più vasto dell’attuale, ma più profondo. Certo, è vero che Eternals in sé funziona poco, ha personaggi ancora acerbi e che non legano tra loro, che i Devianti sono antagonisti senza dignità; ed è sicuramente vero che le dosi di azione e di ironia latitano. Ma di fronte a una superbia produttiva di questa statura, per antipatica che possa sembrare a tanti, non posso che provare una punta di ammirazione: non vogliono lasciare strade intentate e paiono intenzionati a non fermarsi. I prossimi anni ci diranno se si sia trattato di follia o genialità.

voto_3

Denis Zordan
Il Matrimonio di Maria Braun di Fassbinder ha mutato un liceale snob e appassionato di letteratura in un cinefilo, diversi lustri fa. Da allora i film sono stati tanti e le folgorazioni moltissime: da Heat di Michael Mann (“Il” film) agli heroic bloodshed di John Woo, passando per valangate di pellicole orientali e la passione per il cinema di Fritz Lang, Jean-Pierre Melville, Alfred Hitchcock, Werner Herzog, oltre che per i thriller e gli horror. Ha scritto per Cinemalia, The Reign of Horror, CineRunner. “Il Bel Cinema”, di cui è il fondatore, ha l'ambizione di mettere un po' di ordine nella sua gargantuesca voracità: ma è probabile che finisca con l'acuirla ancora di più.