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HANSAN: RISING DRAGON REDUX

HANSAN: RISING DRAGON REDUX

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Un kolossal bellico made in Corea.

Giovedì 30 marzo, al cinema La Compagnia, prende il via la ventunesima edizione del Florence Korea Film Fest che nella giornata di giovedì 6 aprile avrà come super ospite il regista Bong Joon-ho. Il grande autore coreano, vincitore di 4 Premi Oscar per Parasite, nel pomeriggio sarà il protagonista di una masterclass e in serata presenterà la versione in bianco e nero di Madre. Per inaugurare la kermesse è stato scelto il kolossal bellico Hansan: Rising Dragon Redux diretto dal regista Kim Han-min e interpretato da Park Hae-il, entrambi presenti al festival, il secondo in veste di ospite speciale di questa edizione con una retrospettiva a lui dedicata composta da otto titoli, compreso Decision to leave, il nuovo film di Park Chan-wook uscito di recente nelle nostre sale.

A distanza di otto anni da Roaring Currents, Kim Han-min torna a occuparsi della figura storica dell’Ammiraglio Yi Sun-shin, un vero e proprio eroe nazionale per il popolo coreano, a cui prossimamente dedicherà un terzo e ultimo capitolo. Nel film precedente, ambientato nel 1597, cinque anni dopo gli eventi narrati in questo secondo capitolo, a vestire i panni dell’Ammiraglio Yi non era stato Park Hae-il ma un altro grande interprete del cinema sudcoreano, Choi Min-sik.

Durante la guerra di Imjin nel luglio del 1592, le flotte comandate dagli ammiragli Yi Sun-shin, Lee Eok-gi e Won Gyun formarono una forza navale congiunta che sconfisse il nemico. La battaglia dell’isola di Hansan distrusse quasi l’intera flotta degli invasori giapponesi, bloccando i loro piani per altri attacchi: fu una vittoria che servì anche a rinsaldare l’esercito Joseon che era stato scoraggiato dalle ripetute sconfitte avute via terra.

Kim Han-min è riuscito a realizzare un film epico e altamente spettacolare, senza cali di ritmo nonostante il minutaggio piuttosto importante e impegnativo, sostenuto da una martellante e incalzante colonna sonora. Hansan: Rising Dragon Redux è all’altezza (se non superiore) del primo film dedicato al leggendario Ammiraglio Yi, ben interpretato da Park Hae-il che ne esalta la saggezza, la forza e il coraggio, nonché le grandi doti strategiche e militari che gli consentono di sconfiggere l’imponente flotta giapponese nella storica battaglia dell’isola di Hansan, dove riesce ad avere la meglio sul nemico dopo una serie di mosse e contromosse descritte dal regista come se si trattasse di una lunga ed estenuante partita a scacchi. Il fulcro del film sta proprio in questa epica e grandiosa battaglia navale che occupa quasi tutta la seconda parte, realizzata perlopiù col ricorso fondamentale alla computer grafica, ben utilizzata e mai troppo invasiva, senza rischiare di fare sembrare finti e posticci gli scontri navali in mare aperto. L’ennesimo, incredibile, sforzo produttivo del cinema coreano contemporaneo, dove il kolossal storico-bellico continua a godere di buona salute, a differenza di quanto accade da noi (dove è sparito da decenni) o negli Stati Uniti dove è stato quasi completamente sostituito dal genere fantasy e dai cinecomics. Un genere amato e premiato al box office dal pubblico coreano e di cui Kim Han-min è uno degli autori di punta dopo le due pellicole (presto tre) dedicate all’Ammiraglio Yi e dopo War of the Arrows, un solido, serrato e avvincente cappa e spada con protagonista sempre Park Hae-il nel ruolo dell’infallibile e micidiale arciere Nam-Yi, stavolta impegnato a fronteggiare un altro temibile invasore, l’esercito della Dinastia Qing. Probabilmente il motivo del grande successo e interesse nei confronti del kolossal bellico ambientato in epoche storiche difficili e cruciali per il popolo coreano (tuttora tristemente diviso dopo la Guerra di Corea dei primi anni ‘50) è da ricercare proprio nella storia travagliata di questo popolo che nel corso dei secoli ha subito ripetute invasioni fino alla feroce occupazione giapponese all’inizio del Novecento, protrattasi fino al termine della Seconda guerra mondiale.

voto_4

Boris Schumacher
Appassionato di cinema da che ne ha memoria, ha studiato Storia e Critica del Cinema a Firenze dove vive tuttora. Folgorato dal genio creativo di Stanley Kubrick e di Orson Welles, si autodefinisce un malato di cinema più che un cinefilo. Vero e proprio onnivoro, vede di tutto, dal cinema d’autore a quello di genere con un particolare occhio di riguardo verso l’horror e il thriller. Adora il cinema orientale, in particolare quello coreano, il cinema d’animazione (stravede per la Pixar e lo Studio Ghibli di Hayao Miyazaki e Isao Takahata) e qualche anno fa è rimasto ipnotizzato e folgorato dalle opere del cineasta ungherese Béla Tarr. Scrive anche su Taxi Drivers, web magazine di cinema e cultura e Orizzonti di Gloria – La sfida del cinema di qualità. In passato ha collaborato con Cinemonitor e FilmVillage mentre su MyMovies ha pubblicato un approfondimento sulla serialità statunitense. All'inizio del 2012 ha creato Lost in Movieland, pagina facebook dedicata alla Settima Arte.