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El ciudadano ilustre foto3

I conti con il passato.

Daniel Mantovani (Oscar Martinez) è uno scrittore argentino di successo mondiale appena proclamato Premio Nobel per la letteratura. Da anni residente in Spagna, l’uomo riceve una lettera d’invito dal suo paese natio per conferirgli un’onorificenza speciale. Deciso a tornare in Argentina nel paesino di Salas, lo scrittore dovrà scontrarsi con le accuse e i rancori dei propri concittadini.

Presentato in anteprima mondiale in concorso alla 73° Mostra del cinema di Venezia, dove si è aggiudicato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile andata ad Oscar Martinez e scelto come candidato argentino nella corsa all’Oscar per il miglior film straniero, Il cittadino illustre è diretto dai registi Gastòn Duprat e Mariano Cohn e scritto da Andrés Duprat.

Concepito come una sorta di falso documentario mascherato da film di finzione, Il cittadino illustre racconta la vicenda di un uomo che si ritrova a dover fare i conti con un luogo da cui è fuggito e con personaggi da cui ha (in)volontariamente preso spunto per le sue opere letterarie. Il film si muove nei territori di una commedia nera a suo modo spiazzante, dove l’ironia si costruisce attraverso un umorismo acido e trattenuto e l’atmosfera appare quella di un’opera in equilibrio tra l’assurdità e il ritratto umano sconcertante. Il cittadino illustre nelle prime battute sembra un film (e in buona parte lo è anche) che guarda alla lotta contro il proprio passato, al faccia a faccia con i ricordi e al confrontarsi con le proprie origini, fino ad affrontare i fantasmi letterari e personali che tormentano il protagonista, interpretato da un ottimo e sottilmente cinico e disilluso Oscar Martinez.

Ma il sentimento dello spettatore davanti a Il cittadino illustre è di assistere a un film in cui chi guarda è continuamente sfidato, dove non sai se devi ridere o rimanere interdetto per ciò che è messo in scena, un film dall’andamento anche placido, ma notevolmente aspro e incattivito e a suo modo pauroso, per quanto concerne l’umanità che rappresenta. Il tutto in un racconto che passa dalla commedia grottesca a squarci d’inquietudine, dove la calma piatta della comunità al centro del film e l’equilibrio del rapporto con il suo illustre scrittore, sembrano pronti a rompersi ed esplodere in qualsiasi momento.

Il cittadino illustre non è certamente rivelatore per il contrasto tra realtà e finzione e per come l’una e l’altra siano in simbiosi e legate tra loro, ma i due registi sanno gestire con abilità una sceneggiatura volutamente schizofrenica, riuscendo ad imbastire un film cinico, che tira le fila del discorso tra la creazione romanzata e la sua reale rappresentazione. E da cui viene fuori un discorso piuttosto deviante sulle distorsioni e i riflessi della fama.

voto_4

Riccardo Tanco
Riccardo Tanco, classe 1993, Nasce a Bollate e vive a Novate Milanese. Diplomato al liceo linguistico nel 2012 comincia ad appassionarsi seriamente al cinema dopo una mistica visione di Pulp Fiction anche se consapevole che il cinema non è iniziato nel 1994. Ora da autodidatta e aspirante cinefilo cerca di scoprire i grandi autori del passato e i registi contemporanei sforzandosi di scriverne in maniera degna. Se glielo chiedono il suo film preferito è Apocalypse Now e ha come sogno nel cassetto fidanzarsi con l'attrice Jessica Chastain. Collabora con i siti Filmedvd, I-Filmsonline, SilenzioinSala e IntoTheMovie.