La nuova trasposizione di un classico letterario.
C’era grande attesa per la nuova trasposizione de Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, divenuto nel tempo uno dei libri più letti e amati a livello internazionale. Un classico intramontabile, rivolto ai lettori di ogni età e non solo a bambini e ragazzi, accompagnato dalle iconiche e inconfondibili illustrazioni realizzate dallo stesso Antoine de Saint-Exupéry che dedicò il romanzo a un suo caro amico (o meglio al bambino che fu), lo scrittore e critico d’arte Leon Werth.
A dirigere questa costosa produzione francese, presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes e doppiata da interpreti di grido del calibro di Vincent Cassel, Marion Cotillard e Vincent Lindon, è stato chiamato il regista statunitense Mark Osborne, già artefice – insieme a John Stevenson – del successo del primo Kung Fu Panda. L’operazione purtroppo non può dirsi riuscita a causa di una sceneggiatura pasticciata e indecisa sulla strada da prendere. Piuttosto che mantenersi fedele al testo di partenza si è optato per un libero adattamento che si presenta più come una sorta di seguito delle avventure narrate dal celebre scrittore francese, con l’inserimento di una cornice contemporanea che ha per protagonista una bambina trasferitasi da poco con la madre in un quartiere asettico e anonimo costituito da villette monofamiliari identiche tra loro. Fa eccezione la casa del vicino, un vecchio, stralunato ed eccentrico aviatore ormai in pensione che farà vivere alla piccola un’avventura straordinaria in cui imparerà a far tesoro della sua immaginazione.
Un vero peccato aver buttato al vento un’occasione di questo tipo, scomodando un capolavoro letterario senza tempo per imbastire una narrazione fiacca e insipida che ha poco a che spartire con lo spirito originale del libro a cui s’ispira, dando vita ad un film d’animazione senza un preciso target di riferimento, difficile da seguire per i più piccoli, che rischiano di annoiarsi a morte così come i malcapitati genitori al seguito. Anche a livello tecnico l’opera di Mark Osborne si mostra fragile e indecisa sullo stile da adottare, utilizzando la computer grafica per la storia contemporanea e la stop motion per le brevi (senz’altro più riuscite e suggestive) parentesi che rimandano all’avventura dell’aviatore e del piccolo principe. Il pubblico italiano al momento sembra gradire – quasi tre milioni di euro incassati in appena tre giorni – ma il passaparola negativo potrebbe affossarlo una volta terminate le feste natalizie.
Sign In