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SEA-WATCH 3

SEA-WATCH 3

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Il film d’apertura del 60° Festival dei Popoli.

Edizione particolarmente importante per Il Festival dei Popoli che quest’anno raggiunge il ragguardevole traguardo dei sessant’anni d’età. A ben pensarci non sono molte a livello internazionale le manifestazioni cinematografiche che possono vantare una tale longevità, forza e vitalità. Per inaugurare la sessantesima edizione di uno dei festival del cinema documentario più quotati e prestigiosi al mondo è stato scelto Sea-Watch 3 di Jonas Schreijäg e Nadia Kailouli. I due giovani giornalisti tedeschi, da subito a bordo della nave della ONG olandese per effettuare un semplice reportage, si sono ritrovati a filmare e documentare il salvataggio di 53 naufraghi e la successiva odissea della Sea-Watch e del suo equipaggio alla disperata ricerca di un porto sicuro in cui far sbarcare i migranti soccorsi in mare aperto. Era il 12 giugno e solo alla fine del mese la nave sarebbe riuscita a entrare nel porto di Lampedusa grazie al coraggio e all’intraprendenza della giovane capitana Carola Rackete, arrestata dalle autorità italiane (e rilasciata quattro giorni dopo) per non aver rispettato il divieto imposto dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini di entrare nelle nostre acque territoriali.

Accusato preventivamente da alcuni giornali di destra, senza prendersi il disturbo di vederlo, di essere un documentario realizzato con l’intento di beatificare Carola Rackete e presentato all’interno di un festival “buonista”, aggettivo insulso e osceno che di per sé non significa alcunché (e che nel 1959, anno di debutto del Festival dei Popoli, neanche esisteva, come ha ricordato Vittorio Iervese, uno dei selezionatori della manifestazione, nel suo bel discorso introduttivo), in realtà Sea-Watch 3 è un film corale che documenta le difficili condizioni di vita a bordo della nave dell’equipaggio e dei rifugiati. I due autori, muniti di una sola camera, una GoPro, e di due cellulari, hanno accumulato una quarantina di ore di girato da cui hanno ricavato, con un ottimo e significativo lavoro di montaggio, i 112 minuti finali del film che in Germania è già passato in televisione. Presenti all’anteprima fiorentina al cinema La Compagnia, che ha fatto registrare un incredibile successo di pubblico e una meritata standing ovation al termine della proiezione, i due giornalisti e registi hanno dichiarato che il loro intento iniziale era di documentare la vita dell’equipaggio a bordo della nave, ma ben presto hanno capito che avrebbero fatto bene a mostrare anche quella delle persone salvate in mare e dar loro la possibilità di raccontare le loro storie e i motivi che li hanno spinti a rischiare la vita per scappare dalle terre d’origine e dalla Libia, paese in cui la maggior parte di loro è stata vittima di abusi, stupri e torture, e testimone di orrori d’ogni tipo. Grazie al lungo tempo che sono stati costretti a trascorrere insieme, a causa delle folli e inumane disposizioni contenute nel cosiddetto decreto sicurezza bis voluto da Salvini e approvato dal primo Governo Conte e di un’Europa sorda e insensibile nei confronti di esseri umani che hanno patito sulla propria pelle dolore e sofferenza, i registi hanno avuto la possibilità di instaurare un rapporto di fiducia e solidarietà con i migranti, che a poco a poco si sono aperti davanti ai loro obiettivi. Sea-Watch 3 documenta così una delle pagine più vergognose della recente cronaca italiana, con le ripetute visite e controlli a bordo da parte della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, compreso l’avvertimento personale di Salvini consegnato dalle autorità nelle mani di Carola Rackete nel cuore della notte. Il documentario però non mostra mai ostilità nei confronti delle nostre forze dell’ordine che il più delle volte appaiono imbarazzate e impacciate, quasi rassegnate nel dover eseguire ordini privi di significato e utilità. Anche la Rackete, sempre lucida e attenta nei confronti dell’equipaggio e delle persone salvate in mare, non si mostra mai indolente o maldisposta verso le autorità italiane, rimanendo rispettosa e collaborativa anche nelle situazioni più assurde e grottesche. Solo alla fine, dopo un estenuante tira e molla col governo, preso atto della gravità della situazione, Rackete decide di disobbedire ed entrare nel porto di Lampedusa per permettere ai migranti ancora a bordo, oltre una quarantina, di ricevere le cure e i soccorsi necessari. A terra c’è chi applaude al suo coraggio mentre lei abbraccia, felice e sfinita, i membri dell’equipaggio che a loro volta si stringono ai migranti, commossi e quasi increduli che la loro odissea in mare aperto sia giunta al capolinea. Altri la insultano, una donna le sbraita contro, le vomita addosso l’odio e la rabbia coltivati ad arte e instillati nel popolo da una classe politica cinica e priva di scrupoli. Politici che probabilmente non avevano preso in considerazione l’idea (come dimostra la reazione di Salvini sui social, sarcastica e indispettita, all’annuncio del film d’apertura dei Popoli) che a bordo di quella nave, tenuta in ostaggio nel Mediterraneo per settimane, ci potessero essere due giornalisti-registi in grado di documentare in modo teso, compatto, asciutto e efficace l’insensatezza di un assurdo e crudele braccio di ferro giocato sulla pelle di esseri umani già provati da sofferenze di vario genere.

Boris Schumacher
Appassionato di cinema da che ne ha memoria, ha studiato Storia e Critica del Cinema a Firenze dove vive tuttora. Folgorato dal genio creativo di Stanley Kubrick e di Orson Welles, si autodefinisce un malato di cinema più che un cinefilo. Vero e proprio onnivoro, vede di tutto, dal cinema d’autore a quello di genere con un particolare occhio di riguardo verso l’horror e il thriller. Adora il cinema orientale, in particolare quello coreano, il cinema d’animazione (stravede per la Pixar e lo Studio Ghibli di Hayao Miyazaki e Isao Takahata) e qualche anno fa è rimasto ipnotizzato e folgorato dalle opere del cineasta ungherese Béla Tarr. Scrive anche su Taxi Drivers, web magazine di cinema e cultura e Orizzonti di Gloria – La sfida del cinema di qualità. In passato ha collaborato con Cinemonitor e FilmVillage mentre su MyMovies ha pubblicato un approfondimento sulla serialità statunitense. All'inizio del 2012 ha creato Lost in Movieland, pagina facebook dedicata alla Settima Arte.