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THE ASSASSIN

THE ASSASSIN

The Assassin foto5

L’estasi e la rarefazione dello stile.

Cina, VIII secolo. L’assassina Nie Yinniang (Shu Qi) viene incaricata dalla principessa Jiaxin (Sheu Fang-yi), di recarsi nella provincia di Weibo per uccidere suo cugino, il governatore Tian Ji’an (Chang Chen) che avrebbe dovuto sposare la ragazza in giovane età.

Presentato al Festival di Cannes nel 2015 dove si è aggiudicato il premio per la miglior regia, The Assassin è l’ultimo film del regista taiwanese Hou Hsiao-hsien, otto anni dopo il precedente Le voyage du ballon rouge, del 2007.

Diciottesimo film nella carriera del regista di capolavori quali A Time to Live, A Time to Die e Millennium Mambo e fin dalle prime sequenze Hou Hsiao-hsien pare modellare The Assassin come un unicum sia nella sua filmografia sia nel genere affrontato. L’eleganza della messa in scena, la cura del dettaglio e il controllo registico raggiungono in questo caso vette di chiarezza e semplicità, con una regia che sembra muoversi quasi allo stesso modo della sua protagonista, cioè sul filo di lana e con movimento leggero e impercettibile, quasi a sfiorare idealmente l’aria con un tocco d’autore che non diventa mai ingombrante.

Lo sfarzo estetico che non diventa maniera, la grazia delle ellissi narrative che riescono a produrre senso, ma soprattutto l’immaginario wuxia che viene quasi totalmente azzerato. Un film che segue le vicende di una letale spadaccina, in cui l’azione è trattenuta se non nascosta e deposta nel fuori campo, nell’accenno e nella sfumatura. Allora basta quello, a The Assassin, per affermarsi come film che celebra il movimento e la sua stasi, l’attesa e il colpo, in una sorta di danza continua che diventa nei suoi momenti più alti un’estasi dello stile, senza però alcun segno ridondante o narcisistico, diventando invece un film quanto mai puro e pulito nei suoi intenti.

Sarebbe sufficiente questo per Hou Hsiao-hsien, aver annullato l’azione e il suo procedere e aver fatto “muovere” appunto lo stile senza cristallizzarlo in alcun giochino, ma oltre la forma con cui The Assassin è concepito, cioè perfetto depistando la perfezione, esso svela una trama complessa di complotti e intrighi in un melodramma semplicissimo che, nuovamente, annulla il superfluo e va all’essenziale: si torna ancora al concetto stesso di movimento. A spostarsi però sono i dubbi e i desideri, e soprattutto un immenso e indecifrabile microcosmo di sentimenti che riesce a sorpassare ogni cosa.

voto_5

Riccardo Tanco
Riccardo Tanco, classe 1993, Nasce a Bollate e vive a Novate Milanese. Diplomato al liceo linguistico nel 2012 comincia ad appassionarsi seriamente al cinema dopo una mistica visione di Pulp Fiction anche se consapevole che il cinema non è iniziato nel 1994. Ora da autodidatta e aspirante cinefilo cerca di scoprire i grandi autori del passato e i registi contemporanei sforzandosi di scriverne in maniera degna. Se glielo chiedono il suo film preferito è Apocalypse Now e ha come sogno nel cassetto fidanzarsi con l'attrice Jessica Chastain. Collabora con i siti Filmedvd, I-Filmsonline, SilenzioinSala e IntoTheMovie.