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THE VVITCH

THE VVITCH

The Witch foto3

La completa sconfitta della Fede come arma per combattere il diabolico.

New England, 1600: per un disaccordo sull’interpretazione delle Sacre Scritture, il religioso predicatore William (Ralph Ineson) viene cacciato con la famiglia dalla propria comunità ed è costretto a trasferirsi in una fattoria nei boschi e iniziare una nuova vita. L’improvvisa e inspiegabile scomparsa del neonato Samuel, affidato alle cure della sorella maggiore Thomasin (Anya Taylor-Joy), mina la tranquillità della famiglia.

Presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival nel 2015 e uscito negli Usa a febbraio di quest’anno, The Witch è la celebrata opera prima del regista americano Robert Eggers, precedentemente autore di due cortometraggi.

Accolto più che positivamente e trascinato da titoli che lo ritraggono come uno dei più riusciti horror degli ultimi tempi, Eggers firma un’opera tetra e dall’atmosfera inquietante, sfruttando un interessante gioco di cromatismi che alterna un totale bianco e nero e un’estetica comunque sempre “buia” anche quando sopraggiunge il colore.

Se visivamente le influenze di certa arte pittorica sono ben evidenti, ed Eggers è bravo a non cadere nel manierismo mantenendo una messa in scena quanto mai scarna, The Witch riesce a funzionare per questa miscela calibrata tra la fiaba horror e il dramma, unendo mitologia leggendaria e sua manifestazione, i miti del folclore e la loro materializzazione più spaventosa e in un certo senso reale.

E nonostante per chi lo guarda The Witch pare che viva di numerose contaminazioni (si è già detto della pittura) e che sfrutti un immaginario ben consolidato come la rappresentazione del Male tramite simbolismi ben noti, non si può togliere al film un proprio e indipendente potere evocativo che avanza man mano con lo scorrere dei minuti e che va al di là di tutte le presunte influenze e citazioni che Eggers usa o pensa di usare. Perché, ed è una cosa da non sottovalutare, l’immaginario creato dal film, seppur mai completamente inedito, riesce a sopravvivere a ciò che si porta dietro senza alcun tipo di timore, ma anzi prova a percorrere vie insolite. Sembra ovvio, ma la potenza terrificante della possessione che coinvolge il personaggio di Caleb rimane, e nel suo piccolo non è uguale a nient’altro, così come tutta la parte finale che si muove a folate e senza vera concitazione.

Ma la cosa più importante e anche un po’ sorprendente del film di Eggers è il suo credere nella sua unica e sola idea di visione delle cose, cioè il racconto cinico e sfiduciato della completa sconfitta della Fede come arma per combattere il diabolico: più che un film sull’assenza o il silenzio di Dio, mi pare un film anche sull’inutilità di qualunque rito di preghiera di fronte all’incontrollabile e all’ignoto. E in ultimo, se oltre a questo The Witch dicesse anche che la strada per la liberazione, per la rinascita e per la conoscenza del mondo deve passare inevitabilmente per il Maligno e non dalla misericordia?

voto_4

Riccardo Tanco
Riccardo Tanco, classe 1993, Nasce a Bollate e vive a Novate Milanese. Diplomato al liceo linguistico nel 2012 comincia ad appassionarsi seriamente al cinema dopo una mistica visione di Pulp Fiction anche se consapevole che il cinema non è iniziato nel 1994. Ora da autodidatta e aspirante cinefilo cerca di scoprire i grandi autori del passato e i registi contemporanei sforzandosi di scriverne in maniera degna. Se glielo chiedono il suo film preferito è Apocalypse Now e ha come sogno nel cassetto fidanzarsi con l'attrice Jessica Chastain. Collabora con i siti Filmedvd, I-Filmsonline, SilenzioinSala e IntoTheMovie.