Un piccolo e delicato film sull’amicizia, l’amore e la famiglia.
Truman è un cane. Il suo padrone, Julián, gli sta cercando una nuova casa. Julián ha un cancro e si sta preparando ad andarsene, a salutare questo mondo e i suoi affetti più cari.
Truman è un piccolo film, una coproduzione ispanico-argentina scritta e diretta da Cesc Gay, un autore purtroppo poco noto dalle nostre parti dove è arrivato in sala solo Krámpack, il suo secondo lungometraggio realizzato oltre quindici anni fa.
Presentato a Toronto, in concorso a San Sebastián e trionfatore ai Goya dove ha ottenuto ben cinque premi (film, regia, sceneggiatura, attore protagonista e non protagonista), Truman è un film delicato, intimo e ispirato che ci parla di amicizia, amore e famiglia. Un’opera fatta d’incontri, sguardi, complicità tra due vecchi amici un tempo inseparabili e poi divisi da una distanza geografica considerevole. Tomás, amico di Julián, torna a Madrid dal Canada dove vive da anni per fargli una breve visita. Saranno quattro giorni intensi, di grande commozione ma anche unici e divertenti.
Cesc Gay nel suo ultimo lungometraggio ci parla della vita in modo autentico ed essenziale, ci parla al cuore facendoci versare calde lacrime, che scendono copiose e liberatorie durante la visione. L’ombra di una morte imminente e spietata aleggia costantemente, Julián è esausto, stufo di lottare, ha accettato la sua dipartita e ha deciso di trascorrere quel che gli resta da vivere in modo naturale, senza continuare a opporre resistenza al male che avanza e si fa strada nel suo corpo. Nella piena consapevolezza di ciò cerca di sistemare tutte le questioni irrisolte, da una nuova casa per il suo amatissimo cane alle pratiche legate alla sua morte. Nonostante il tema affrontato il film, ben scritto e ben equilibrato, riesce a mantenersi lieve, a volte ironico, e ad evitare le trappole insidiose del melenso e del pianto ricattatorio. Ci si commuove ma in modo naturale e liberatorio, attraverso un processo spontaneo e non forzato da scelte registiche invasive e deleterie. Il merito in larga parte lo si deve attribuire ai due interpreti principali, Ricardo Darín e Javier Cámara. Il primo, in stato di grazia nei panni di Julián, ci regala l’ennesima performance maiuscola della sua lunga carriera che negli ultimi anni si è aperta anche alle produzioni spagnole come dimostra la sua precedente collaborazione nel penultimo lavoro di Cesc Gay, Una pistola en cada mano. L’attore argentino imprime grande umanità e spessore al suo personaggio, un uomo che ha sempre amato la vita e si prepara con serenità ad abbandonarla senza rinunciare a viverla pienamente fino in fondo. Javier Cámara, presenza affidabile e costante nella recente filmografia di Gay, è uno dei migliori attori spagnoli in circolazione ed è perfetto come sparring partner di Darín nel ruolo dell’amico che torna a casa per trascorrere in sua compagnia giorni densi e intensi, di grande complicità ed affetto.
Truman colpisce al cuore con i suoi momenti di grande impatto emotivo come la visita di Julián al figlio, con i suoi dialoghi spontanei ed autentici, con scene che sembrano uscite dalla vita di tutti i giorni, con gli sguardi, i sorrisi, le frasi non dette che sprigionano calore ed una sensibilità preziosa e sempre più rara di questi tempi.
Sign In