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Il promettente esordio di Francesco Lettieri.

Sarebbe dovuto passare dalle sale per tre giorni – il 9, 10 e 11 marzo – come evento speciale per poi approdare su Netflix. E invece, come sappiamo bene, i cinema sono chiusi fino a data da destinarsi per la drammatica emergenza legata alla diffusione del Coronavirus. Ultras, debutto nel lungo di Francesco Lettieri, nato a Napoli nel 1985 con alle spalle una lunga e importante esperienza come regista di videoclip, è arrivato quindi direttamente su Netflix il 20 marzo.

Sandro (Aniello Arena), cinquantenne napoletano a capo del gruppo ultras degli Apache, vorrebbe cambiare vita e allontanarsi dal mondo della tifoseria organizzata, anche a causa di un DASPO che non gli consente più di andare allo stadio e in trasferta a seguire la sua squadra del cuore. Dopo aver conosciuto e essersi innamorato di Terry (Antonia Truppo), la sua determinazione a lasciarsi il passato alle spalle è sempre più forte ma dovrà affrontarlo nuovamente per aiutare il giovane Angelo a star lontano dai guai.

L’entusiasmo e la passione con cui Lettieri ha realizzato il suo film d’esordio emerge già dalle prime immagini, racchiuse in un elaborato e sapiente piano sequenza di circa tre minuti, per proseguire poi con scelte registiche accurate e inquadrature ricercate, tecnicamente notevoli. Ultras non è un film sul calcio, che infatti non si vede mai ad esclusione delle immagini di repertorio sui titoli di testa, ma su quel che gravita attorno al pallone, con una descrizione accurata e dettagliata delle dinamiche del tifo da stadio, del mondo delle tifoserie organizzate, dei loro codici e delle loro regole interne. Un mondo quasi indecifrabile dall’esterno, rigorosamente tutto al maschile, che descrive e rispecchia un certo spaccato economico e sociale. Lettieri documenta questo universo con un grande realismo, si sofferma sulle dinamiche e sulle rivalità interne al gruppo degli ultras, dà spazio ai cori e agli slogan, alla mentalità e al modus operandi del branco.

Ultras è un film pieno di musica di ogni genere, e non poteva essere altrimenti data la grande e comprovata esperienza di Lettieri in veste di regista e sceneggiatore nel settore dei videoclip. Inizialmente l’idea alla base del film era stata concepita proprio per un videoclip da realizzare per un brano di Calcutta ma non era andata in porto perché il cantautore, che aveva girato con Lettieri i video di Che cosa mi manchi a fare e Oroscopo, aveva scelto di avvalersi di un altro regista.

Nel ruolo di Sandro troviamo Aniello Arena, uno degli interpreti più bravi e sorprendenti del cinema italiano contemporaneo, già protagonista in Reality di Matteo Garrone (che lo ha voluto poi anche per un piccolo ruolo in Dogman) e con alle spalle una lunga e importante esperienza con La Compagnia della Fortezza, il gruppo teatrale creato da Armando Punzo all’interno del carcere di Volterra. Il talento e la notevole presenza scenica di Arena sono emerse e si sono affinate durante gli anni della sua esperienza in teatro. Il personaggio di Sandro ha quindi dei punti di contatto col vissuto dell’attore che lo intepreta, assume una statura tragica, è un uomo con un passato violento e difficile, alle prese con un presente incerto e precario, in cerca di un riscatto impossibile perché i fantasmi del passato sono sempre pronti a riemergere e il branco d’appartenenza reclama ed esige un tributo di sangue. Ultras si conclude laddove era iniziato, come a chiusura di un cerchio, ma in circostanze tutt’altro che allegre e festose.

voto_4

Boris Schumacher
Appassionato di cinema da che ne ha memoria, ha studiato Storia e Critica del Cinema a Firenze dove vive tuttora. Folgorato dal genio creativo di Stanley Kubrick e di Orson Welles, si autodefinisce un malato di cinema più che un cinefilo. Vero e proprio onnivoro, vede di tutto, dal cinema d’autore a quello di genere con un particolare occhio di riguardo verso l’horror e il thriller. Adora il cinema orientale, in particolare quello coreano, il cinema d’animazione (stravede per la Pixar e lo Studio Ghibli di Hayao Miyazaki e Isao Takahata) e qualche anno fa è rimasto ipnotizzato e folgorato dalle opere del cineasta ungherese Béla Tarr. Scrive anche su Taxi Drivers, web magazine di cinema e cultura e Orizzonti di Gloria – La sfida del cinema di qualità. In passato ha collaborato con Cinemonitor e FilmVillage mentre su MyMovies ha pubblicato un approfondimento sulla serialità statunitense. All'inizio del 2012 ha creato Lost in Movieland, pagina facebook dedicata alla Settima Arte.