Un’opera d’animazione di incantevole bellezza.
Kilkenny, 1650. La giovane Robyn arriva in Irlanda dall’Inghilterra insieme al padre che è stato incaricato dal crudele e spietato Lord Protector di dare la caccia a un branco di lupi che vive nella foresta alle porte della città. Decisa a seguire le orme paterne, si avventura nei boschi dove fa amicizia con Mebh, una ragazzina misteriosa che si rivela essere una mutaforma, capace di abbandonare il suo corpo umano durante il sonno per trasformarsi in lupo. Per Robyn è l’inizio di un’avventura che le farà scoprire il mondo incantato dei wolfwalker.
Diciamolo, non siamo più abituati a cotanta bellezza, a immagini così sature e dense di significati. Il regista irlandese Tomm Moore ci regala l’ennesimo gioiello, il terzo in poco più di dieci anni di attività dopo The Secret of Kells, il suo lungo d’esordio, e La Canzone del Mare, l’unico a essere stato distribuito nelle nostre sale. Lo fa con una storia semplice, dalla spiccata vena ecologista come per il Miyazaki di Princess Mononoke ma più accessibile e lineare, meno ermetica e spirituale. Lo fa alla sua maniera, con un’animazione tradizionale, bidimensionale e geometrica, dai tratti e dalle forme spigolose che talvolta si fanno arrotondate e avvolgenti. È il segno distintivo di Moore, il suo marchio di fabbrica riconoscibile a prima vista per chi ha avuto la fortuna di vedere i suoi lavori precedenti.
Wolfwalkers – Il popolo dei lupi è un romanzo di formazione capace di emozionare e appassionare grandi e piccini, una fiaba animata ispirata e sorprendente che esalta l’amicizia e la diversità, improntata sulla scoperta dell’altro, in grado di arricchire e far crescere. Un mondo dapprima arcano, sconosciuto e lontano per la giovane Robyn che diviene via via sempre più affine e vicino, fino a includerla e inglobarla.
I colori, che restituiscono l’incanto e la magia delle verdi terre d’Irlanda, le musiche e i disegni ci catapultano all’interno di una storia ambientata nel XVII secolo, ispirata a un evento reale, lo sterminio dei lupi da parte degli inglesi. Moore sembra un pittore intento a realizzare una serie infinita di quadri e disegni di grande impatto e suggestione sul piano visivo-emozionale. Un livello tecnico-artistico impressionante, in grado di rapire e ammaliare con la forza delle immagini e le innumerevoli trovate e invenzioni, che includono repentini cambi di formato, split screen e un formidabile senso per l’azione e per il movimento che a volte lasciano frastornati e senza fiato.
Uscito l’11 dicembre su Apple TV+, Wolfwalkers impone nuovamente alla ribalta internazionale il talento, unico e cristallino, di Tomm Moore, qui coadiuvato alla regia da Ross Stewart. Il regista irlandese ci dona uno dei film d’animazione più belli e incantevoli degli ultimi anni. Resta un unico, grande, rammarico, ovvero l’averne potuto godere solo su uno schermo domestico, che va decisamente stretto e angusto a un’opera di tale, abbacinante, bellezza.
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