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L’OCCHIO MOLTIPLICATORE DEL CINEMA

L’OCCHIO MOLTIPLICATORE DEL CINEMA

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Un libro pieno di idee e di spunti di Danilo Amione.

C’è sempre un quid di preoccupazione nell’accostarsi ai libri scritti dagli amici e, come in questo caso, collaboratori. Più che con il timore di rimanerne delusi e doversi barcamenare nell’impresa di salvare capra e cavoli, penso che ad affliggerci sia il rischio di non ritrovare nei libri le persone che conosciamo e di cui abbiamo ormai un’immagine mentale più o meno precisa, ben formata, financo conformistica in un certo qual modo. E di dover aggiornare di conseguenza il nostro pigro archivio mentale, già oberato di zavorre con la vita di tutti i giorni.

Per fortuna con l’eccellente libro di Danilo Amione, uscito da qualche tempo presso Mimesis Edizioni, il timore in questione svanisce dopo appena una manciata di pagine. Il suo saggio, che è poi una raccolta di scritti precedenti rielaborati, è trascinante, appassionato quanto analitico, sempre ricco di stimoli. E fa subito pensare, fin dall’assunto. Perché l’occhio del cinema è “moltiplicatore” dunque? Per la palese evidenza che ad ogni visione si scoprono nuove cose e che ogni punto di vista arricchisce e corrobora o “aumenta” il precedente secondo la soggettività di chi osserva. Come si legge anche in quarta di copertina: “La nascita del linguaggio cinematografico non determina la rappresentazione della realtà, la favorisce, la facilita, ma essa è già nell’occhio di chi utilizza un mezzo proiettivo del proprio essere, anche senza conoscerne ancora tutte le potenzialità.”

Con un punto di partenza del genere, le occasioni per Amione di aprire la mente al lettore (e, se ben intendo il proposito di Danilo, si tratta di aprire gli occhi prima di tutto a sé stesso) sono numerosissime: tanto che si arriva alla fine dopo mille e mille spunti pieni di idee che quasi non ci bastano e ne vorremmo ancora, di più.

La prima parte è dedicata allo sguardo degli Autori: e che Autori, perdinci! Dai Lumière a Buster Keaton, per non parlare di Billy Wilder, Michael Cimino, Sergio Leone, John Ford, François Truffaut. Amione legge e spesso “rilegge” le filmografie attraverso i singoli temi così come appaiono in una buona parte delle loro opere, con mano sicura, cogliendo il filo rosso che le lega. In poche pagine, riesce a condensare il sapore, il senso, la necessità di questi film. Ce li fa riassaporare, ci fa venire voglia di correre a rivederli tutti mettendo mano alla videoteca domestica.

Nella seconda parte, la logica è ribaltata: dai film agli Autori. E anche qui abbiamo tesori inestimabili: da Eastwood a Rossellini, dagli amatissimi Pasolini e Bellocchio a Polanski e Zurlini, è un crescendo di letture e di motivi che ci colpiscono come la prima volta che ci siamo accostati al loro cinema. Si capisce che è del tutto relativo il giudizio personale sui singoli film: poco importa se, magari, alla sua uscita non abbiamo granché amato qualche film come Venere in Pelliccia. Ciò che conta è far riverberare l’Autore dietro le immagini, le storie, il tessuto delle sue opere. E in questo il libro è impeccabile, rigoroso, filologico.

Il meglio, se di meglio si può parlare, viene nella terza parte. Qui si lavora sui temi, su questioni che rimangono centrali negli studi contemporanei come la televisione o l’Italia degli anni ’60 al cinema, ma anche le diverse risposte (e Antonioni è in prima linea) all’enigma della realtà: e si parte per una cavalcata tra i film che fa luccicare gli occhi e vibrare la memoria. Opere a volte neglette, spesso poco considerate nei libri degli esegeti, fanno capolino e tornano a nuova e smagliante esistenza grazie all’intenso scavo dell’autore del libro: dagli iraniani Viaggio a Kandahar e Il tempo dei cavalli ubriachi a Isole di Mario Brenta e Karin De Villers. Per poi tornare a Pasolini, Fellini, Kubrick, Scorsese con alcune delle loro opere più rappresentative, ma anche a Zemeckis (Cast Away), Salce (La voglia matta, La cuccagna), Ferreri (La cagna), Peckinpah (con la sua opera “terminale”, Osterman Weekend), Bergman, Lumet, alcuni importanti lavori di Ermanno Olmi che Amione indaga con sensibilità e amore. Ma c’è tanto di più, e non mi basta il tempo per parlarne.

Un film è uno specchio di noi stessi. Questo ci dice L’occhio moltiplicatore del cinema, senza smettere mai, per tutto il suo corso. Un libro prezioso, tanto cinefilo quanto implacabile nella dissezione di tematiche e filoni, che dovremo tenere in evidenza nella nostra libreria, per tornarvi spesso e sempre volentieri.

L’occhio moltiplicatore del cinema

di Danilo Amione, Mimesis Edizioni, 2023, 172 pagg. €16,00

Denis Zordan
Il Matrimonio di Maria Braun di Fassbinder ha mutato un liceale snob e appassionato di letteratura in un cinefilo, diversi lustri fa. Da allora i film sono stati tanti e le folgorazioni moltissime: da Heat di Michael Mann (“Il” film) agli heroic bloodshed di John Woo, passando per valangate di pellicole orientali e la passione per il cinema di Fritz Lang, Jean-Pierre Melville, Alfred Hitchcock, Werner Herzog, oltre che per i thriller e gli horror. Ha scritto per Cinemalia, The Reign of Horror, CineRunner. “Il Bel Cinema”, di cui è il fondatore, ha l'ambizione di mettere un po' di ordine nella sua gargantuesca voracità: ma è probabile che finisca con l'acuirla ancora di più.