THE BYE BYE MAN

(Regia: Stacy Title, 2017, con Douglas Smith, Lucien Laviscount, Cressida Bonas, Carrie-Anne Moss, Faye Dunaway)

THE BYE BYE MAN

Fa un po’ specie come l’horror di Stacy Title sia stato frettolosamente liquidato da buona parte della critica che lo ha sbertucciato senza pudore. Eppure The Bye Bye Man, pur non essendo un capo d’opera, è qualcosa che presenta tantissimi spunti d’interesse – che poi purtroppo si scontrano con una sceneggiatura che avrebbe richiesto qualche attenzione in più, e che troppo spesso sbraca nell’inverosimile al limite del ridicolo. La storia è di quella semplicità assoluta richiesta per un horror folgorante: che se pur si rifà a mille e un deja-vu, in particolare Candyman, riporta il genere ad una radice ontologica, etimologica e metaforica da cui mai dovrebbe prescindere. Perché The Bye Bye Man è percorso come la corrente elettrica dall’orrore che si produce, e ha effetto sulla realtà, solo nel momento in cui si traduce in tradizione orale, quindi idea, quindi verità (oggettiva e soggettiva si confondono). Sembra riprendere anche segmenti di Oculus questo film dove l’entità oscura, il “Bye Bye Man” appunto (iconograficamente vincente), perseguita tre nuovi inquilini di una casa più o meno stregata, che troveranno un’orrenda fine in un finale che si lascia apert(issim)o per futuri e irrinunciabili sequel. Pur se derivativa, la traccia narrativa è tutt’altro che banale: una realtà che confonde i piani della percezione in base ad un’idea che trova forza solo dal suo essere tramutata in parola. E probabilmente non è un caso, e andrebbe sottolineato a futura memoria produttiva, che negli ultimi anni gli horror semanticamente più interessanti (The Babadook della Kent, il capolavoro Goodnight Mommy della Franz) siano opere di registe donne che fanno a gara con i maschietti a smascherare gli incubi più nascosti della psiche postmoderna. (glf)

voto_3