Il duello di Dio, così detto perché il suo vincitore era considerato prediletto da Dio e dunque doveva dire il vero per forza, fu diffuso per tutto il Medioevo allo scopo di dirimere le contese tra le parti. Adattando un romanzo del medievista americano Eric Jager, la sceneggiatura di Matt Damon, Ben Affleck e Nicole Holofcener messa in scena da Ridley Scott racconta dello scontro d’onore all’ultimo sangue tra il cavaliere Jean de Carrouges (lo stesso Damon) e il nobile scudiero Jacques Le Gris (Adam Driver): dapprima amici, i due arrivano ad un acerrimo duello quando la moglie del primo accusa il secondo di averla stuprata durante l’assenza del marito. È evidente che Scott ha colto nel soggetto la possibilità di ritornare parzialmente al clima del suo esordio nel lungometraggio, I Duellanti (1977), magari con una spruzzata di altri suoi titoli come Le Crociate (2005) e Robin Hood (2010). Ma la realizzazione zoppica: il balletto dei punti di vista (tipo: lui, lei, l’altro) dai quali viene narrata la vicenda rende specioso il plot (con l’aggravante di mostrare una violenza per ben tre volte senza eufemismi e particolari variazioni), mentre lo sforzo di ricostruzione scenografica è sabotato dai manierismi hollywoodiani degli attori (ottimo peraltro l’ambiguo villain di Driver). Resta la truculenza dello scontro conclusivo, ma la sensazione è che si tratti di uno dei (parecchi) titoli minori e in gran parte dimenticabili del regista di Blade Runner. (dz)