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MIMÌ – IL PRINCIPE DELLE TENEBRE

MIMÌ – IL PRINCIPE DELLE TENEBRE

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L’horror di Brando De Sica.

Prima o poi qualcuno dovrà prendere atto che c’è qualcosa di sbagliato nel sistema distributivo nei cinema italiani. Perché non è normale che i cinema siano letteralmente assediati da una marea di uscite settimanali, vittime di una sovrapproduzione abnorme visto che non c’è una domanda tale da giustificare l’offerta esistente – si arriva a 13 film a settimana – che si mescolino insieme film di bassissimo profilo, buoni al massimo per uno straigh to video (e a che servirebbero allora le piattaforme, oggi?), film di larghissima presa sul pubblico (Paola Cortellesi insegna) e piccole opere di quasi esordienti che sono veri e propri gioielli ma che sono letteralmente massacrati da una distribuzione che dire masochistica è dir poco.

Solo nella stagione novembre/dicembre 2023 sono usciti almeno due film di parecchio al di sopra della media qualitativa, opere eccellenti e impressionanti dal punto di vista degli interpreti e della messa in scena: e parliamo de I Limoni d’Inverno di Caterina Carone e Mimì – Il Principe delle Tenebre di Brando De Sica.

Mimì – Il Principe delle Tenebre è, senza parafrasi, un piccolo capolavoro. Sembra ad un certo punto che il sottostimato ma bellissimo Quasi Fantasmi del papà Christian, mentre si perde nel fantasmatico sottosuolo di una Napoli mai così magica, prenda un’altra strada e si trasformi in un vero e proprio horror. Perché è a questo crocevia che prende vita Mimì, il protagonista, nato con una deformazione ai piedi, una malattia che nel Medioevo sarebbe stata interpretata come un segno del passaggio del diavolo sul suo corpo, e che per questo viene preso di mira dal baby boss del quartiere, Bastianello, anche cantante neomelodico.

Il film prende coraggio da un sistema produttivo che sembra aver accolto a braccia aperte i generi e i freaks, come i Jeeg Robot e Freaks Out di Gabriele Mainetti dimostrano: ma si sbarazza subito delle strizzatine d’occhio al grande pubblico e si scarnifica al servizio del malessere della periferia, mostrando i canini aguzzi di una società che stritola i margini.

De Sica declina la sua storia sotto il segno di una cinefilia raffinata, di un’ossessione ostinata, caratteristiche così connaturate al suo sguardo da cineasta che permettono anche l’inserimento spontaneo di aperture fiabesche e delicate. Allora il film diventa davvero magma ribollente, e svicola tra esplosioni di follia, schizzi di sangue e notti crepuscolari dipingendo Napoli come centro propulsore gotico ora illuminato da lampi oscuri, ora da fasci di luce favolistici, ora spento da ombre filtrate in controluce.

Non c’è niente di sovraesposto, però: soprattutto suono e scene sembrano andare di pari passo alla storia, dipingendo un affresco che sa di instant cult. Mimì risuona fortissimo di suggestioni post-pop mentre il suo regista dirige elegantissimi movimenti e anche quando sembra che la passione prenda la mano, in realtà Brando tiene tutto sotto controllo e restituisce un film esemplare dal punto di vista della strategia produttiva, cercando di fare sistema e collegare le varie anime che puntellano il nuovo cinema italiano (da Mainetti ai Manetti Bros) uscendo finalmente fuori da quell’impasse che vuole creazioni a macchie di leopardo.

voto_4

Gianlorenzo Franzì
Figlio della Calabria e di Lamezia Terme, è critico onnivoro e militante, preferisce il rumore del mare e il triangolo Allen-Argento-Verdone. Vive e si nutre di cinema che infiamma: si commuove con Lynch e Polanski, Nolan e Cronenberg, pugni in tasca e palombelle rosse, cari diari e viali del tramonto, ma è stato uno dei primi critici ad accorgersi (e a scrivere) in maniera teorica delle serie tv e della loro inesorabile conquista del grande schermo. Incredibile trovi il tempo di fare anche l’avvocato: perché dal 2007 è direttore artistico della Mostra del Cinema di Lamezia Terme - LFF da lui creata, dal 2004 ha un magazine tv (BUIOINSALA, ora in onda dalle sale del circuito THESPACE) e uno in radio (IL GUSTO DEL CINEMA), scrive o ha scritto su Nocturno Cinema, Rivista Del Cinematografo, Teatro Contemporaneo e Cinema, Weird Movies, ha pubblicato due saggi (uno su VOCI NOTTURNE, uno su Carlo Verdone). Ha una good wife ma si è perso nei labirinti di LOST: ancora non si è (ri)trovato.