THE FIXER – FIXEUR

(Regia: Adrian Sitaru, 2016, con Tudor Istodor, Sorin Cocis, Mehdi Nebbou, Diana Spatarescu)

THE FIXER – FIXEUR

Radu, apprendista giornalista a Bucarest, viene a conoscenza di un giro di prostituzione minorile tra Francia e Romania. Pensando che possa essere una buona occasione di crescita professionale passa l’informazione a un giornalista francese con cui ha lavorato in passato, offrendosi di fare da interprete per un reportage giornalistico incentrato sullo scandalo delle baby prostitute, con relativa intervista ad una di loro, Anca, una ragazza quattordicenne appena rimpatriata e affidata ad un istituto religioso. L’impresa si rivelerà più difficile del previsto e Radu dovrà fare i conti con i propri dilemmi morali e la propria coscienza. Nel sempre ricco e variegato programma di Festa Mobile, una delle sezioni più amate e seguite del TFF, quest’anno non passa certo inosservato Adrian Sitaru, regista rumeno presente con ben due titoli, Ilegitim e Fixeur, nonché membro della Giuria chiamata a valutare e a premiare i film in Concorso. In Fixeur rivolge la sua attenzione su quesiti etici e morali che riguardano e coinvolgono tutti noi in quanto facenti parte di una società dove i media non si fermano davanti a niente e a nessuno per nutrire e soddisfare la nostra morbosità. In un’epoca in cui ognuno può eseguire filmati e scattare fotografie in qualsiasi momento, condividendole all’istante sui social e su internet, che fine ha fatto la capacità e la volontà delle persone di comprendere cosa è giusto o meno mostrare, cosa è moralmente accettabile e dove è lecito spingersi? Il bombardamento continuo di video e immagini scioccanti ha anestetizzato la nostra società, rendendola insensibile e incapace di provare empatia. In un simile scenario tutto diventa lecito, tutto sembra giustificabile, a maggior ragione se si antepone – in modo ipocrita – la necessità d’informare e “sensibilizzare” il pubblico su tematiche scottanti come avviene nel film. La sequenza (davvero intensa e magistrale) dell’intervista rubata ed estorta alla ragazza in macchina, con la frase ad effetto che le viene chiesto di ripetere più volte, ne è un esempio lucido e lampante. Un’opera sobria e misurata che s’interroga e fa riflettere su questioni spinose e attualissime e che testimonia la maturità artistica di Sitaru. Unica pecca l’epilogo in piscina dove l’autore si lascia andare a un didascalismo un po’ forzato, con delle sottolineature gratuite che ne scalfiscono in parte l’esito finale. (bs)

voto_4