FRANCE

(Regia: Bruno Dumont, 2021, con Léa Seydoux, Blanche Gardin, Benjamin Biolay, Emanuele Arioli, Jawad Zemmar)

FRANCE

Chi è davvero France de Meurs? È l’anchorwoman sicura di sé e quasi spericolata nelle trasmissioni in studio come nei servizi dalle zone di guerra? Capace persino, dall’alto dell’adorazione del pubblico televisivo, di darsi del tu con il presidente Macron durante un’affollata conferenza stampa nella spettacolare sequenza iniziale? O è la donna che si commuove dopo aver scoperto una realtà tutta diversa, quella di un rider marocchino che ha per sbadataggine investito e della sua famiglia che fatica a tirare avanti? E che viene sconvolta dal cinismo con cui un giovane giornalista approfitta della sua momentanea fragilità e la inganna e seduce per poi imbastire un servizio gossip? Per il suo nuovo lavoro Bruno Dumont ci mette di fronte a una figura di donna che rappresenta l’ambivalenza dei nostri tempi dominati dalla violenza mediatica, in cui anche un incidente fuori onda degno solo di riprovazione può essere tramutato in rinnovata popolarità. Come in altri suoi film, il bene e il male non sono facilmente distinguibili ed è inevitabile oscillare nel giudizio su un personaggio sotto ogni profilo controverso, capace di passare dall’empatia e dalla compassione al cinismo sprezzante e alla superficialità. La messa in scena è vibrante fin dalla locandina e poco incline alle mezze tinte come si conviene ad una satira sui media (si veda la scena dell’incidente), benché alla lunga non sia interamente fugato il dubbio che il film sia soprattutto un’accusa all’impermeabilità del sistema e che questo rischi un po’ di smorzare la complicità degli individui che ne fanno parte. Léa Seydoux, pressoché sempre in scena, offre una prova esorbitante del suo talento recitativo. (dz)

voto_4