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UN COLPO DI FORTUNA – COUP DE CHANCE

UN COLPO DI FORTUNA – COUP DE CHANCE

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Il cinema purissimo di Woody Allen.

Mentre fare cinema diventa sempre più un’impresa, c’è chi esiste e resiste continuando a creare: e se in Italia forse solo Marco Bellocchio e Pupi Avati, due maestri da almeno quattro decadi, sanno produrre opere di livello mantenendo intatto il loro stile e anzi accostandosi alla modernità senza farsi fagocitare, nel mondo un caso forse più unico che raro è Woody Allen, che ad 87 anni – dopo numerose false notizie su un suo presunto ritiro – continua a variare geografie restando però fermo sulle sue ossessioni. E riprendendo qua e là tracce della sua vertiginosa filmografia: Un Colpo Di Fortuna pesca a piene mani dalle zone noir del suo cinema, partendo dal celebre Crimini e Misfatti e finendo al più recente Match Point (ma anche gli ingiustamente dimenticati Sogni e Delitti o Irrational Man), e presentandosi come un gioiello etereo e sospeso, perfetto nella sua intensissima levità.

La storia di un incontro fortuito, quello tra Fanny ed Alain, per caso in una strada di Parigi, diventa prima una liaison clandestina, poi un pericolosissimo triangolo amoroso, per scivolare alla fine nei codici del thriller: tutto per continuare a parlare del Caso e del suo ruolo nelle nostre vite, di come la Fortuna determini le nostre esistenze.

È insomma come se Truffaut incontrasse Renoir o Carnè: Coup De Chance è la prima opera girata non in lingua inglese da Allen, ma probabilmente è proprio questa varietà (leggi, difficoltà di mercato) che dà stimoli sempre nuovi all’autore, perché il film respira dell’aria degli esterni e della luce di Parigi confermando lo stato di grazia del genio di Io e Annie. Le luci di Vittorio Storaro questa volta depistano ad arte, e forse Un Colpo di Fortuna è uno dei film più ispirati nel catturare quei dettagli quotidiani nella maniera tipica alleniana, alla ricerca del contatto intimo nei rapporti personali che si risolvono nella ridicolizzazione della società parigina presa da ipocrisia e superficialità e in questo molto vicina agli abitanti dell’Upper West Side.

Il colpo di coda e di genio, però, sta nello sviluppo di questi stilemi: si ribaltano gli esiti, i toni, le funzioni dei personaggi, perché se questi vogliono vedere solo quello che desiderano ignorando più o meno coscientemente ciò che disturberebbe i loro piani, è chiaro che il regista ci tiene a mettere in scena quanto poco siamo artefici della nostra fortuna, mentre voltiamo le spalle se qualcosa turba l’apparente normalità.

Alla fine, tra i riferimenti intratestuali, in controluce brilla in maniera accecante il modo di essere cristallino di questo cinema: trasparente quasi eppure lucidissimo, che fila dritto in una sceneggiatura calcolata al millesimo – in questo modo Un Colpo di Fortuna intelligentemente fa maturare in qualche modo lo sguardo nichilista che Woody Allen ha sul mondo. Se opere cupissime come i citati Crimini e Misfatti o Sogni e Delitti contenevano dei puntelli romantici in personaggi virati in positivo che subivano le sorti avverse della fortuna, in questo suo cinquantunesimo lungometraggio, uomini e donne sono senza speranza e senza salvezza, senza barlumi di romanticismo che non sia un egotico (o erotico, va da sé) appagamento personale.

Un cinema purissimo, insomma, senza sbavature, dritto, personale, emozionante, palpitante, misurato.

Alla faccia di chi ne sancisce ciclicamente la fine artistica, Woody Allen si dimostra ancora una volta capace di regalare tutte insieme intelligenza, sagacia ed eleganza come pochissimi altri – nessuno? – può fare, oggi.

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Gianlorenzo Franzì
Figlio della Calabria e di Lamezia Terme, è critico onnivoro e militante, preferisce il rumore del mare e il triangolo Allen-Argento-Verdone. Vive e si nutre di cinema che infiamma: si commuove con Lynch e Polanski, Nolan e Cronenberg, pugni in tasca e palombelle rosse, cari diari e viali del tramonto, ma è stato uno dei primi critici ad accorgersi (e a scrivere) in maniera teorica delle serie tv e della loro inesorabile conquista del grande schermo. Incredibile trovi il tempo di fare anche l’avvocato: perché dal 2007 è direttore artistico della Mostra del Cinema di Lamezia Terme - LFF da lui creata, dal 2004 ha un magazine tv (BUIOINSALA, ora in onda dalle sale del circuito THESPACE) e uno in radio (IL GUSTO DEL CINEMA), scrive o ha scritto su Nocturno Cinema, Rivista Del Cinematografo, Teatro Contemporaneo e Cinema, Weird Movies, ha pubblicato due saggi (uno su VOCI NOTTURNE, uno su Carlo Verdone). Ha una good wife ma si è perso nei labirinti di LOST: ancora non si è (ri)trovato.